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"Assistenza alla riassegnazione di genere": uno scandalo medico orrendo quanto le lobotomie. D.ssa Miriam Grossman: ecco cosa i genitori DEVONO sapere (e possono fare).

A Medical Scandal as Horrific as Lobotomies: Dr. Miriam Grossman on ‘Gender-Affirming Care’ and What Parents Must Know (english video, italian subtitles)
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ENGLISH ORIGINAL VIDEO without italian subtitles → Fonte / Source

Da molti di noi già visto arrivare e preannunciato con svariati articoli, video e “appelli”, ma sempre sottovalutato nel nostro Paese (‘roba da sfigati americani’.. ‘solo da loro può succedere’…), lo sbarco del pericoloso lavaggio di cervello gender è ormai ufficiale anche nelle scuole Italiane. Tutto quanto ascolterete in questo video è ora più che mai urgente venga preso seriamente anche qui, e venga fatto conoscere il più possibile. Perché oltre a spiegare cos’è questa letale arma del “genderismo”, da dove arriva, e come fa ad infilarsi nel cervello dei nostri figli, la d.ssa Grossman fornisce anche validi strumenti per aiutare i genitori, a cui delle folli “leggi anti-discriminazione” (ormai spuntate anche in Europa) vogliono impedire di esercitare i propri diritti sui figli. Al pari di Elisabetta Frezza in Italia, non medico ma giurista (qui parlo di lei e del suo ultimo importante articolo), l’americana psichiatra infantile e adolescenziale Miriam Grossman è una delle voci più accorate (e titolate) di questa battaglia all’ideologia gender, sulla quale iniziò a lanciare l’allarme ben 15 anni fa.

Dettagli importanti per la comprensione dell’argomento

L’inglese “gender affirming care”, viene tradotto e divulgato dal nostro mainstream come “cure per l’affermazione di genere”, che in italiano vuol dire poco o niente. La definizione più calzante e comprensibile sarebbe “assistenza alla conferma [o riconoscimento] del genere” (e già qui si palesa la distorsione, giacché l’essere umano non ha un genere, bensì un sesso).

‘CARE’ non sono ‘le cure’ [treatments], bensì l’atto del prendersi cura di/assistere/aiutare (healthcare = assistenza sanitaria) — e ‘AFFIRMING’ non è ben espresso dall’italiano “affermare”, ma da CONFERMARE, PROCLAMARE o RICONOSCERE (es. “ti confermo soldato di Cristo” o “ti riconosco il titolo di…”).

La versione che ho deciso di adottare (mentre nei primi articoli e video in tema, mi ero adeguata al trend linguistico italiano, ma non mi soddisfaceva), è “assistenza alla riassegnazione del genere” (usato, vedo, anche dalla Frezza).


”RI-ASSEGNARE”
UN SESSO (O GENERE): CIOE’?!

Nella malata mente dei genderisti [mia licenza poetica] i bambini nascono neutri (… caspita, siamo tutti Angeli!). Su questo, vedere il film “What is a Woman” di Matt Walsh (su Odysee, o riportato qui in fondo), in cui sempre la Grossman parla di John Money e Alfred Kinsey, i criminali fautori (negli anni ‘50/60) della distorsione e della frode scientifica, sulle cui basi si è sviluppato il veleno dell’ideologia gender. I genitali con cui si nasce, cioè, non sarebbero indicatori di alcunché. Il vero genere (che ha sostituito la parola sesso) viene capito e riconosciuto in seguito dall’interessato. Ergo, “un sesso erroneamente e arbitrariamente assegnato dal medico alla nascita”, deve essere corretto.

Il come, ce lo dicono le paroline “assistenza” e “riassegnazione”.

“io ti assisto nel capire qual è il tuo vero sesso (pardon.. genere), per meglio esprimere la tua identità [ma sesso e identità NON SONO LA STESSA COSA, il primo è un fattore biologico, il secondo è un fattore percettivo]. Puoi decidere di essere qualunque cosa, la biologia mente, conta ciò che senti. Puoi essere né maschio né femmina, essere entrambi, essere l’uno o l’altra a settimane alterne (come le targhe). La binarietà maschio/femmina è un sopruso sociale (non una realtà biologica) e va combattuta. Poi ti assisto nelle fasi (transizioni) che servono a FARTI RI-ASSEGNARE e CONFERMARE/PROCLAMARE il genere che senti giusto per te, con cui vuoi essere RICONOSCIUTO”.

“TI ASSISTO …”: SI’, MA COME?!

L’assistenza dei premurosi genderisti prevede una fase preparatoria in tenerissima età, all’asilo, in cui il bambino va affiancato (cioè mentalmente manipolato e indottrinato) da pseudo pedagoghi ed esponenti LGBTQ con libri ad hoc (spesso in un tripudio di canti, balli, parrucche e piume svolazzanti che fanno tanto divertire i bambini, ma anche chiappe al vento, tette di gomma e materiale sessualmente esplicito, che dovrebbero far saltare sulla sedia qualunque adulto sano di mente), per andare alla scoperta del suo vero genere. Dopo aver così capito chi è davvero (a 2-3-4-5 anni?), alle elementari e fino alle medie si svolge il primo vero tipo di “transizione”, non fisiologica ma di apparenza: la transizione sociale”.

In questa fase il bambino che ha capito di essere maschio, femmina, niente, entrambi, o un gatto, viene spronato a manifestarsi come tale, ad “esprimere se stesso” (il mantra “express yourself !” è diventato un tormentone), iniziando appunto dal suo contesto sociale: la scuola. Il tutto, assistito dai solerti pseudo pedagoghi ed esponenti LGBTQ di prima, cui alle elementari e alle medie si aggiungono consulenti scolastici, insegnanti obbligati a fare gli psicologi, e frustrati “scienziati sociali” inseriti come professori di gender, che non sapevano come altro usare la loro laurea. A tutti costoro il bambino/ragazzino è invitato a rivolgersi, all’insaputa dei genitori, quando questi non sanno ancora nulla delle sue fantasie gender o quando lo sanno ma hanno esternato evidenti contrarietà.

Ma in pratica, l’assistenza per aiutarlo ad “esprimere se stesso”, in cosa consiste? Nel diritto di farsi chiamare da compagni, maestri o preside con un nome del sesso opposto, e l’obbligo di costoro ad obbedire (nel film di Matt Walsh si parla addirittura dei bambini che si identificano con gatti o cavalli, a lezione rispondono solo miagolando o nitrendo.. e gli insegnanti, muti!); nel diritto ad usare il bagno o spogliatoio del sesso opposto, e il relativo obbligo ad accettarlo, dall’altra parte; nel diritto a cambiarsi gli abiti con cui è arrivato per trasformarsi da Carletto a Carlotta (non so ancora in Italia, ma negli States ci sono scuole con camerini segreti appositi); nel diritto che gli vengano usati “pronomi” diversi da quelli del sesso di nascita, e relativo obbligo per i destinatari. Sono tutti “diritti umani” da garantire, in nome della Sacra Inclusività e della Difesa delle Minoranze Oppresse!

A proposito dei “pronomi”, se usate ancora gli * (asterischi) o gli a/o in finale di parola, per non offendere qualcuno col maschile/femminile, vi informo che siete rimasti indietro. Il top del delirio gender, i “pronomi preferiti”, si sta imponendo anche in Italia. «Io non sono Marco, dovete chiamarmi Maria, però non sono né maschio né femmina, anzi sono entrambi, parlando di me dovete dire essi/loro». Ma tranquilli, ci sono anche le più semplici Anna “egli/lui”, e i Paolo “ella/lei”.

Roba da mal di testa…

L’assistenza fornita nella “transizione sociale” prosegue con quella fisiologica vera e propria: la “transizione farmacologica”. Che il bambino/ragazzino sarà ovviamente certissimo al 100% di volere, assolutamente, in autonoma e libera decisione, e che potrà ottenere nonostante la minore età, grazie a meravigliose “leggi anti-discriminazione”, pronte a punire o togliere la patria potestà ai genitori recalcitranti. Il ragazzino assumerà quindi dapprima dei farmaci che bloccano la pubertà del suo reale sesso di nascita: si tratta dello stesso farmaco dato a pedofili e criminali sessuali condannati, per sterilizzarli, così da punirli da un lato e renderli inoffensivi in futuro, dall’altro. Bloccata la sua pubertà naturale, poco dopo passeranno a dargli gli ormoni del sesso opposto (o intra-sessuali) che gli innescheranno la relativa pubertà artificiale, ma che non potrà mai smettere di prendere… se vorrà continuare ad essere un adulto del sesso opposto.

Se non sarà prima colpito da orrende patologie e problematiche mediche a causa di quelle bombe ormonali (come la 14 enne australiana sotto bloccanti dai 12, che aveva sviluppato osteoporosi e fratture dorsali), e volesse continuare il percorso (ma su questo verrà ulteriormente assistito a capirlo), l’ultimo step sarà la transizione chirurgica: ossia l’asportazione di organi veri e sani (che tanto non servono”), e/o l’inserimento/costruzione di organi finti (che non serviranno lo stesso). Non solo: per tutte le inserzioni e ricostruzioni, gli asporteranno intere parti cutanee e sottocutanee in zone del corpo “nascoste” (per modo di dire, finché non ti spogli), come glutei o cosce o polpacci, che rimarranno deturpate a vita. Anche davanti a questo scempio, che coinvolgesse un minorenne convinto (cioè totalmente manipolato), la “legge” lo farebbe proseguire e i genitori non avrebbero diritto di opporsi.

Dei Frankenstein, per sempre sfigurati, per sempre sterilizzati - che, o moriranno giovani per le conseguenze di quella “assistenza”, prima ormonale poi chirurgica, o saranno consumatori di farmaci a vita. Sembianti umani dal sesso artificiale, inservibile a procreare, anti-Natura, anti-Vita. La fine dell’essere umano e l’inizio del trans-umano.

ATTENZIONE: la abusatissima “disforia di genere” di cui i genderisti si riempiono la bocca per indurre i genitori ad assecondare la trans-formazione dei figli, non c’entra assolutamente nulla con i 2 VERI tipi di disforia di genere, noti ai medici da oltre 100 anni, e per i quali una transizione totale può davvero rivelarsi la soluzione e migliorare la vita. Vita che invece non migliorerà affatto, per tutti i ragazzi che finiscono in questa trappola.


Vi scongiuro, diffondete le parole di Miriam Grossman. Grazie


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Miriam Grossman intervistata da Epoch TV, Agosto 2023
Traduzione e sottotitoli video intervista, Daniela Brassi per TdML

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Traduzioni dal Mondo Libero
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Autori
Daniela Brassi - TdML